Ramona Castellino
Spesso si ha memoria corta, o si finge di dimenticare i fatti per come sono realmente andati.
Cambiano i tempi, ma non i metodi.
Nella notte del 24 marzo 1999 cacciabombardieri NATO decollarono dalla base militare di Aviano (PN) con direzione Belgrado.
Le stesse bombe che, a fine volo, avrebbero insanguinato i balcani transitarono anche sopra il cielo di Trieste.
Nei mesi successivi migliaia di serbi sfollati sarebbero emigrati proprio a Trieste, in cerca di un rifugio sicuro.
Quella notte la NATO lanciò l’Operazione Allied Force: 78 giorni di aggressione contro la Jugoslavia, con il beneplacito di Sergio Mattarella, allora Vicepresidente del Consiglio e dell’allora presidente del consiglio Massimo Da Lema.
La propaganda, da.sempre.vero braccio armato del sistema, si mise in moto e vennero diffuse bugie su piani di pulizia etnica in Kosovo per giustificarne l’intervento.
Durante l’aggressione furono sganciate bombe all’uranio impoverito, 2.500 civili trucidati, un milione di persone in fuga, terre avvelenate.
Questo fu il decatanto “progresso” esportato dalla NATO e il suo esempio di “democrazia”.
Si compiva il trionfo dell’ordine mondiale unipolare, con l’imperialismo a stelle e strisce padrone dei giochi globali che imponeva la sua egemonia a suon di bombe di “esportazione di democrazia”.
Quell’ordine mondiale unipolare che oggi il presidente Donald Trump sta prendendo a “picconate” trasformando per l’elite globalista gli Usa da garante dei diritti democratici, a pericolosa minaccia.
Per questo diventa fondamentale la pace nel cuore d’Europa, una pace fortemente voluta dal presidente Donald Trump e il suo omologo Vladimir Putin e tanto temuta dai poteri globalisti.
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