La fine della democrazia in Europa e la nuova forma di coercizione

La fine della democrazia in Europa e la nuova forma di coercizione

Andrea Zhok

Con il voto favorevole del Parlamento europeo al piano di riarmo (419 SÌ, 204 NO, 46 astenuti), credo che si possa dire che, simbolicamente, da oggi in poi la democrazia in Europa è scomparsa; già appassiti da tempo, oggi constatiamo con amarezza che i petali secchi sono caduti.

Non fu sostituita, come molti temevano, da una dittatura.
La storia assume sempre forme diverse e sorprendenti.
No, questa volta la democrazia è stata travolta dalla conquista, dall’interno, delle istituzioni e dei media da parte dell’oligarchia finanziaria e dei suoi sostenitori.

La manovra di bypass è ora completata.

I canali attraverso cui le persone possono esprimersi in modo politicamente significativo sono stati tutti chiusi o neutralizzati. Ciò è stato fatto in parte modificando le leggi elettorali, in parte rendendo il processo democratico contestabile solo da chi aveva tasche profonde, in parte occupando il sistema mediatico a tutti i livelli (ed espellendo coloro che non rispettavano gli ukase) e in parte eliminando la natura di terza parte della magistratura, che ora è ampiamente politicizzata.

I colpi ora possono susseguirsi in modo sempre più violento e sfacciato. Aggirare i dibattiti parlamentari attraverso decreti è già e diventerà sempre più la nuova norma. Esattamente come impedire agli estranei di partecipare prima al dibattito pubblico e poi ai processi elettorali.

Che sia stata pianificata nel modo in cui si è effettivamente svolta o che si sia semplicemente verificata, la vicenda della pandemia ha rappresentato di fatto una prova generale della militarizzazione della società e dell’informazione: una sorta di legge marziale senza guerra.

Questa svolta è stata preceduta da molte tappe intermedie, da molte lamentele sull’inefficacia della lentezza della politica, dei rituali della democrazia.

Poi, dal 2022, la guerra russo-ucraina è diventata l’occasione per piantare gli ultimi chiodi nella bara della democrazia.

D’ora in poi possiamo aspettarci che i passi avanti siano sempre più rapidi.

Tra la grande espropriazione di risorse pubbliche durante la crisi dei mutui subprime (2008-2011) e la grande espropriazione di risorse pubbliche durante la crisi del Covid (2020-2022) sono trascorsi circa dieci anni. Oggi, appena tre anni dopo, stiamo assistendo a una terza colossale espropriazione in nome dell’emergenza bellica.

Il risultato di questo scorrimento è trasparente e molto chiaro.

Verranno distrutti pilastri sociali fondamentali come il sistema sanitario e quello pensionistico.

Per contrastare questo fenomeno, gran parte dei risparmi privati ​​rimanenti saranno destinati ad altri asset (assicurazioni private, pensioni private, ecc.).

Il patrimonio immobiliare privato, dove come in Italia ha ancora importanza, diventerà innanzitutto la garanzia necessaria per l’istituzione di finanziamenti essenziali al soddisfacimento di bisogni essenziali (salute, istruzione dei figli, sopravvivenza al di fuori della sfera produttiva).

L’ultimo passaggio sarà ovviamente la rimozione degli asset immobiliari, che diventeranno garanzia per l’erogazione dei prestiti erogati dai gruppi finanziari.

Alla fine del processo, i cittadini indebitati a vario titolo saranno di fatto incatenati, anche se formalmente liberi: condizionati e ricattati in ogni fase. Fine del processo? Mai !

L’indebitamento economico irreversibile sarà la nuova forma di coercizione. Non si tratta più dei modelli superati di sottomissione violenta, di schiavitù, ma di un sistema a sé stante, contrattualmente senza eccezioni e tuttavia molto più rigoroso e dettagliato di qualsiasi rapporto servo-padrone del passato.

Se poi si deciderà di mandare i debitori/colpevoli (Schuld) a essere carne fresca di guerra o l’ingranaggio a vita della ruota di una multinazionale, questi saranno i dettagli.

Il futuro bussa alla porta e gli spazi in cui è ancora possibile reagire – se ce ne sono – si stanno chiudendo rapidamente.

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