Marco Rizzo
Il Primo Maggio sarà come sempre negli ultimi anni: con salari da esercito industriale di riserva, con sindacati concertativi che sfileranno in piazza con slogan ipocriti, con istituzioni slegate dalla realtà e con il “Concertone” di Roma che sarà ancora più commerciale.
Il lavoro ridotto a show, a selfie, a passerella.
L’immagine di un Paese che ha perso il senso del lavoro come valore, come emancipazione, come futuro per le nuove generazioni (che infatti se ne vanno dal Paese, venendo sostituite da delinquenti e disperati).
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